venerdì 26 settembre 2014

PREOCCUPARSI E' UNA PERDITA DI TEMPO (DI MIKE GEORGE)

E’ l’attività mentale più comune.
E’ il peggior uso dell’energia mentale.
E’ una completa perdita di tempo.
E può persino uccidere.
Si chiama preoccupazione.
 
 
Preoccuparsi è una cosa buona, vero? Mostra che sei interessato.
Significa che stai anticipando il futuro con intelligenza, non è così?
No, no e no!
 
La preoccupazione è ansia da romanzo. E’ immaginare catastrofi. E’ una serie di pensieri negativi che tolgono potere alla naturale creatività della tua coscienza e può persino minacciare il sistema digestivo.
Perché i pensieri di preoccupazione influiscono in maniera particolare sul sistema digestivo?  Forse sarà perché una volta che la catastrofe immaginaria viene collocata alla luce della realtà e si rivela per quello che è, completamente irreale, è difficile da digerire!
Tuttavia, quando crediamo fortemente che le storie che ci siamo create nella nostra testa avranno gli esiti peggiori , noi stimoliamo una produzione eccessiva di alcune tossine nel nostro corpo.
Quasi verso la fine dei suoi giorni, Winston Churchill una volta disse:” Quando ripenso a tutte le parole che ho letto, mi ricordo della storia di un sindaco che in punto di morte disse di aver avuto durante la sua vita un sacco di guai che non erano mai accaduti”. Allora, che cos’è la preoccupazione? E’ il rigurgito del passato vissuto negativamente e proiettato nel futuro. È il sedimento di ricordi dolorosi, riorganizzati in storie immaginarie di conflitti o di perdite non ancora avvenute.
E tuttavia, nonostante tante persone riconoscano che la preoccupazione sia una perdita di tempo e di energia, essa è tuttora la lezione più comune che impariamo dai nostri genitori. Il mito principale che viene trasmesso da generazione in generazione, è che ‘preoccuparsi è bene; mostra che ci tieni’. Il che è ovviamente un nonsenso!
La preoccupazione è paura, l’attenzione è amore, e paura ed amore sono polarità opposte. Se ti fermi un attimo e diventi consapevole del perché ti preoccupi di qualcun altro, potresti anche scoprire che la preoccupazione è motivata dall’egoismo. In realtà sei preoccupato per te stesso. Sei preoccupato per come ti sentirai se dovesse succedere qualcosa a qualcun altro. In effetti, lo stai già provando!
Preoccuparsi è un’abitudine appresa, una dipendenza che si nutre della dose quotidiana delle tossine che provengono da brutte notizie, disastri e assunzione su di sé dei traumi di altri.
Don’t Worry Be Happy era il titolo di una famosa canzone di qualche anno fa. Per molti non è facile, poiché preoccuparsi è diventata una droga mentale/emotiva e il solo dire ‘sii felice’ è una minaccia a quella droga. Inoltre molti pensano di essere felici…se si preoccupano! E tu?
 Preoccuparsi è inoltre un sottile evitamento del presente. E’ una fuga in un futuro negativo affinché la realtà del presente non venga affrontata e sistemata ora. E tuttavia, noi possiamo trovare pace solamente qui e ora, possiamo vivere con amore solamente qui e ora. Possiamo essere totalmente presenti e disponibili per gli altri solamente nel qui e ora. La preoccupazione è assenza. Per liberarci dell’abitudine a preoccuparci, dovremmo chiederci perché non vogliamo essere qui e ora, perché diffondiamo la nostra fuga nel futuro e ci appigliamo con orgoglio al nostro diritto di essere profeti di sventura e veggenti di disastri?
Domanda: In quale percentuale i tuoi pensieri sono di preoccupazione e in quale percentuale si avverano realmente?
Riflessione: Don’t Worry Be Happy: che differenza c’è tra preoccupazione e felicità? Mettilo per iscritto.
Azione: Al termine della giornata, fai un elenco semplice di tutte le cose per le quali ti sei preoccupato, poi, accanto a ciascun punto, scrivi che cosa farai veramente.
 

venerdì 19 settembre 2014

I have a vegan dream...

 
Ho un sogno vegano, ed è un sogno made-in-Italy...
Sogno che questa nazione ritrovi la sua vera vocazione e diventi la prima al mondo nel campo dell'alimentazione senza prodotti animali e per numero di persone vegane.
 
Sogno paesi e città italiane dove pullulino ristoranti, bar, hotel e trattorie con menù al 100% vegani, dove sia normalissimo per tutti poter trovare ovunque una pasta e fagioli, pane e piadine senza strutto e dolci con l'antichissimo latte di mandorle.
 
Sogno di vedere lezioni di cucina vegana offerte dal più sperduto paesino alpino fino ai centri commerciali dei capoluoghi più affollati, e tutte gremite di gente, dalle nonne alle sposine, da chef di ristoranti onnivori a donne stanche di stare male, o di causare del male.
 
Sogno un popolo intelligente ed informato, dove tutti imparino fin dalla scuola dell'obbligo che il latte non è la migliore fonte di calcio, che non serve la carne per avere proteine e farsi muscoli, che non abbiamo bisogno delle uova per fare le torte e che non sono i pesci la migliore fonte di omega3.
Sogno che le bambine e giovani di adesso tornino a saper riconoscere le erbe selvatiche, quelle buone da mangiare e quelle da usare per curarci, come le nostre bisnonne.

Sogno mense di ospedali, case di riposo ed asili pubblici dove sia la norma offrire un'alternativa a base vegetale, a protezione della nostra salute da parte dello Stato.
Sogno un popolo di infermieri, dottoresse e naturopati italiani presi come modello in tutta Europa, perchè per primi avranno studiato il nesso tra dieta vegana e salute e per primi potranno informare i loro pazienti a riguardo.
 
Sogno una nazione dove i cibi animali siano tassati come meritano,
da cibi di lusso e nocivi quali realmente sono, mentre i produttori di frutta biologica e i distributori di cibi vegetali ricevano tutti gli incentivi possibili per indurre la gente a consumarne sempre di più.
 
Sogno chef vegane e scrittrici di cucina italiane che collaborano insieme per il bene comune, scambiandosi trucchi, offrendo laboratori, aprendo blog, unendo le forze, condividendo ricette on-line, creando libri, video, tutorials, album fotografici, ognuna in base alla sua creatività e stile unico, facendo capire agli italiani e al mondo intero, che la cucina a base vegetale non è altro che il nostro passato, la nostra tradizione culinaria più antica e la nostra eredità culturale migliore per il futuro...
 
Sogno una nazione dove la frutta, che qui cresce rigogliosa, torni a farla da padrona sulle tavole di grandi e bambini, dove non si abbia più paura che faccia ingrassare o che sia troppo dolce, che causi il diabete o che sia priva di minerali.
Sogno fruttivendoli istruiti, che si rendano conto che stanno vendendo oro, e sappiano informare il cliente dell'utilità dei loro prodotti.
Sogno un'Italia che investa fondi in un'agricoltura sinergica e biologica, che nasca da una richiesta sempre più pressante di frutta e verdure di qualità eccezionale.
 
Sogno una campagna dorata e serena, dove lo sguardo non debba mai incontrare le brutture degli allevamenti industriali di polli e maiali, nè le orecchie sentire le grida di questi animali torturati e terrorizzati, dove per le strade non si debbano più incrociare i camion della morte che li conducono al macello, e dove non sia più legale poterli imprigionare ed uccidere impunemente, per piacere, denaro o divertimento.
Sogno una nazione in grado di dare a questi allevatori un'alternativa fattibile e sgravi fiscali, quando saranno pronti a riconvertire la loro azienda...
 
Sogno sagre e festival vegani in ogni cittadina d'estate, feste ricche di stand con leccornie vegane a poco prezzo, tavolate di gente felice che mangia senza causare sofferenza a nessuno, generazioni di bambini che crescono vedendo come normale queste tradizioni estive, e famiglie che anno dopo anno vi ritornano, con sempre più amici al loro fianco.

Sogno una nazione dove anche il potere religioso parli forte e chiaro del legame tra ciò che mangiamo e il nostro grado di elevazione spirituale, e di serenità d'animo, come già fanno le religioni orientali.

Sogno un' Italia meta di turismo animalista e salutista, dove oltre a venire qui da noi per trovare il migliore cibo vegano del pianeta in ogni angolo, per disintossicarsi da anni di veleni e malattie,  i turisti visiteranno i nostri famosi santuari vegani, incantevoli rifugi per animali da reddito, e sogno che questi posti nascano come i funghi d'autunno, per sempre più animali salvati da una vita infernale, che possano ritrovare anche per poco la pace e serenità che meritano tutti, senza eccezione, e che gli stiamo rubando, impunemente...
 
Sogno tutto questo, tutti i giorni della mia vita, ed ogni mattina mi alzo e faccio in modo che diventi realtà, e ogni sera mi addormento chiedendomi se avrei potuto fare di più, o di meglio.
 
Se anche tu hai questo sogno nel cassetto, e se anche tu credi che le rivoluzioni più grandi siano pacifiche, partano dal basso e abbiano come leader le donne, e gli uomini che non hanno paura di andare fuori dal branco, allora benvenuta/o a bordo dell'arca.
C'è tanto da fare, e ce n'è per tutti i gusti, e per tutti i settori. 
Basta solo lasciar andare la fantasia e avere coraggio.
Gli animali rinchiusi e la gente che sta male non hanno troppo tempo da aspettare.
Trova il tuo talento e s-fruttalo per il bene di tutti...

In questo blog proverò a mettere tutti gli strumenti che servono per lavorare in questa direzione, per abbattare miti e pregiudizi, per capire meglio che nemici ci troviamo di fronte, per portare un pò di luce dove c'è ancora molta confusione, e per capire cosa ci si possa fare di buono da mangiare, quando serve riprendere le forze o convincere con i fatti :-)
 
C'è un Eden da ricreare su questo pianeta, prima che sia troppo tardi, e quale posto migliore da cui ripartire se non la nostra bellissima nazione, baciata dal sole, irrigata dalle sorgenti, fertile e generosa, con la tradizione culinaria più apprezzata del mondo ?
 
Let's live a vegan dream...  
Creiamo insieme un Eden made-in-Italy.
 
Buon lavoro fruttuoso :-)
 
Aida Vittoria Eltanin  (E.v.a.)

lunedì 15 settembre 2014

Curare i sintomi non fa bene alla Salute.


Per cura dei sintomi intendiamo gran parte dei medicinali e delle pratiche mediche attualmente in uso.

I medicinali che fanno passare la febbre, che alleviano il mal di testa, le infiammazioni alla gola o alle articolazioni, ma anche quelli che decongestionano le vie respiratorie o l’intestino e che calmano la tosse e persino la rimozione chirurgica di tonsille, appendice e cisti, sono tutte cure dei sintomi.

Questi sono solo alcuni esempi delle pratiche più comuni per i fastidi più banali, ma la lista sarebbe lunghissima e comprenderebbe patologie ben più gravi.

In pratica potremmo dire che tutta la moderna medicina (o quasi) si occupa esclusivamente della cura sintomatica e non si preoccupa minimamente della prevenzione o della rimozione dei problemi alla radice.

Anche quando si parla di esami preventivi in realtà si tratta di esami diagnostici che trovano o meno un determinato male (o presunto tale).

(Solo su quest’ultima affermazione si potrebbe parlare molto a lungo ma rischierei di andare un po’ fuori tema per approfondimenti comunque vi rimando a questo interessante video: Creazione di Malattie )

Curare i sintomi quindi non solo non migliora lo stato di salute, ma per assurdo potrebbe anche aggravarlo, anzi meglio togliere il condizionale:
Curare i sintomi aggrava la salute!

Questo accade per vari motivi il più semplice ed immediato è il seguente: curando i sintomi, non proviamo più un certo fastidio o  dolore e quindi non ascoltiamo più il nostro corpo che attraverso quel determinato dolore/sintomo voleva comunicarci qualcosa che non andava.

Quindi noi prendiamo la pillolina, il dolore passa e così possiamo riprendere la nostra vita, comprese le nostra cattive abitudini che ci hanno portato alla cosiddetta malattia, ancora più non curanti del male che ci stiamo facendo.

A questo punto però è necessaria qualche definizione ...

Innanzitutto bisogna dire che la cosiddetta malattia non è altro che una crisi tossiemica cioè un eccessivo accumulo di tossine (scarti metabolici).

La produzione di tossine è un fenomeno naturale risultante da diverse funzioni metaboliche.

In condizioni ideali, queste tossine vengono eliminate dagli organi emuntori (intestino, reni, fegato, polmoni e pelle).

Finché l'apporto di tossine resta nei limiti delle capacità di smaltimento di questi organi, facciamo esperienza di uno stato di buona salute.

Quando per diversi fattori fisici (dovuti all'ambiente, allo stile di vita, all'alimentazione), psicologici (stress) o emozionali si arriva ad una perdita della capacità di smaltimento (indebolimento), le tossine si accumulano e c’è la comparsa dei sintomi della malattia.

Quindi la malattia potremmo anche definirla come l’estremo tentativo dell’organismo di liberarsi delle tossine in eccesso.

In pratica quella che consideriamo malattia è in realtà un processo di Autoguarigione.

Dunque cosa succede quando noi con un farmaco blocchiamo i sintomi e quindi il tentativo estremo del nostro sistema immunitario di liberarsi delle tossine in eccesso?

Le tossine non vengono più eliminate e cosa peggiore non vengono eliminate le cattive abitudini (fisiche, psicologiche ed emozionali) che hanno causato l’indebolimento. Quindi le crisi si ripeteranno fino a diventare croniche e degenerare in qualcosa di peggio.

Infine, ma non meno importante, la cura dei sintomi delle cosiddette malattie con farmaci o con interventi invasivi, genera un considerevole numero di effetti collaterali conosciuti e non, dovuti all’immissione nel corpo di sostanze sintetiche estranee (farmaci) o a vere e proprie mutilazioni (chirurgia).

L’unica medicina veramente utile rimane quella di primo soccorso, quella traumatologica e poco altro.

La vera prevenzione invece sarebbe avere un’alimentazione sana, condurre uno stile di vita sereno, vivere in un ambiente il più salubre ed arieggiato possibile, fare lunghe passeggiate ed un attività fisica leggera, riposare, fare esercizi di respirazione, meditare, rilassarsi … etc ….

In caso di crisi acute di eliminazione di tossine (cosiddette malattie) lasciare che il tempo e la natura facciano il loro corso riposando, mangiando il meno possibile e soprattutto non ostacolando l’Autoguarigione.

Concludo con questa bella e provocatoria frase che secondo me si addice molto alla realtà attuale:

"Un medico è un uomo che viene pagato per raccontare fandonie nella camera del malato, sino a quando la natura non l'abbia guarito o i rimedi non l'abbiamo ucciso." (A. Furetiére)

Felice Vita


venerdì 12 settembre 2014

La mia scelta VEG




Una scelta ETICA, AMBIENTALISTA, SALUTISTA …

Cosa viene prima e cosa dopo?
Cosa è più importante e cosa meno?
E’ veramente importante rispondere a queste domande?

Separare le motivazioni di una scelta e dargli una priorità è come voler scegliere cosa sia più importante per un Fiore tra la Terra da cui si erge, l’Aria che lo nutre e il Sole che lo illumina.
Decidete un po’ voi l’ordine e la priorità, a me provocatoriamente verrebbe da dire che quando c’è la Salute c’è tutto, però per Salute non dobbiamo intendere solo la Nostra ma anche quella dei nostri Amici Umani e Non-Umani e dell’Ambiente in cui viviamo.
Che vita sarebbe se noi stessimo bene in salute, ma vivremmo in un mondo malato e pieno di sofferenza?
Una scelta consapevole non può prescindere da nessuna motivazione. Tutto è collegato, tutto è UNO.
Possiamo partire per un motivo o per un altro, seguire la strada principale o un sentiero tortuoso, procedere spediti o lentamente … L’importante però è la destinazione del Viaggio.
Solo quando fonderemo la Compassione, la Consapevolezza e l’Amore per noi stessi e per gli altri, capiremo che semplicemente Siamo Uno e cominceremo veramente ad evolvere ed inizieremo finalmente a vivere.
Buona Vita


giovedì 11 settembre 2014

Non tutto il fast food viene per nuocere …

 

Molto spesso il fast-food è sinonimo junk-food, specie se si tratta di dead-food.
Ma esiste anche un fast-food salutare e soprattutto non cruento … è il più veloce di tutti ed è la FRUTTA.
A volte le cose più ovvie finiscono per essere quelle a cui si pensa di meno … questo vorrei dirlo soprattutto a chi pensa che mangiare Vegan (ed anche Sano e Naturale) sia difficile e necessiti una gran quantità di tempo:
Non è così !!!
Mangiare frutta e verdure crude non richiede affatto troppo tempo ed è sicuramente la cosa migliore che si possa mangiare J … tra l’altro questo tipo di Alimentazione fa risparmiare tanto tempo e denaro da dedicare alle cure mediche J
Infine per chi asserisce che non si può vivere solo di prodotti vegetali sani e naturali  BUONE NUOVE esistono sempre più prove VIVENTI che questo Stile di Vita non solo sia possibile, ma anche auspicabile per TUTTI.
BUONA VITA

venerdì 5 settembre 2014

Perché stai mangiando così?

I meccanismi psichici e i condizionamenti che ci spingono ad abbuffarci o ad esagerare con il cibo
 
 
 
Già! Una bella domanda. Perché stiamo mangiando? E soprattutto, perché spesso mangiamo male e troppo? Si tratta semplicemente di abitudini scorrette e quindi dell’incapacità di uscire da schemi già acquisiti? Oppure ci sono delle motivazioni psicologiche che inducono ad avere un rapporto col cibo conflittuale e compulsivo? Le cause di questi problemi sono di natura fisica o mentale?
Le risposte non sono sempre scontate. In realtà siamo obbligati a mangiare per la necessità di garantire tutte le normali funzioni dell’organismo. L’uomo però, a differenza di tutti gli altri animali, mangia anche per ragioni che vanno oltre la mera sopravvivenza, e così accade qualcosa che non sfugge all’osservazione: mangiamo troppo!
Infatti, le statistiche raccontano che in Italia più del 50% della popolazione è in sovrappeso oppure obesa. Evidentemente c’è qualcosa che spinge le persone a mangiare più di quello che consuma e dato che siamo tutti quanti soggetti a condizionamenti, ci troviamo a fare i conti con meccanismi fisici, mentali e sociali che spesso impediscono una relazione con il cibo naturale ed equilibrata.
 
Meccanismi fisici che ci spingono a mangiare troppo
 
- Mangiamo troppo perché mangiamo male
Cibi raffinati, conservati industrialmente, poveri di nutrienti, ricchi di grassi e zucchero determinano uno stato di malnutrizione di fatto, anche quando dovessimo essere sazi e persino grassi. Tutto ciò anche a causa di una flora batterica intestinale squilibrata che non riesce più a svolgere le sue importanti funzioni di assorbimento selettivo dei nutrienti, perché non riceve sufficiente fibra vegetale, ciò di cui si nutre prevalentemente. Vitamine, enzimi, antiossidanti, sali minerali e oligoelementi, sono i micro-nutrienti necessari al nostro organismo per ottenere salute e benessere di lunga durata. Se questi elementi vengono a mancare, i centri nervosi della fame restano in costante eccitazione e spingono a comportamenti alimentari compensatori: in altre parole pur mangiando in abbondanza si ha sempre fame. Viceversa, con un'adeguata alimentazione ben pianificata e bilanciata sul piano nutrizionale, basata su frutta e verdura, ortaggi ed altri cibi vegetali integrali, freschi, ricchi di nutrienti e vitali perché consoni alla nostra natura, l’organismo è soddisfatto e i centri nervosi della fame si placano ottenendo un senso di sazietà duraturo che ci consente di stare bene in salute e di non essere più ossessionati dal cibo a tutte le ore.
 
- Cibo dolce e ciclo mestruale
Ci sono molte donne che in prossimità del ciclo mestruale avvertono un irresistibile desiderio di cibo dolce. Questo accade perché in quelle circostanze aumenta il metabolismo degli zuccheri e quindi il consumo di glucosio da parte dell’organismo, che ne fa maggiore richiesta. La soluzione salutista è fornire al corpo zuccheri sani e naturali come quelli della frutta dolce e matura. In questo modo si evita di buttarsi a capofitto su cioccolato, gelati e su altri generi “di conforto”, con piena soddisfazione dei bisogni del corpo.
 
- Mangiare per abitudine o perché è giunta l’ora.
Spesso la gente mangia per abitudine. Il più delle volte perché è l’ora di farlo. Bisognerebbe aspettare di avere appetito prima di mangiare. Ci sono persone, invece, che quando giunge l’ora del pranzo o della cena, se non possono mangiare subito, si fermano come se avessero le pile scariche, oppure si innervosiscono molto.
Per ovviare a questo problema il consiglio è di effettuare diversi spuntini fra il pranzo e la cena, preferibilmente a base di frutta, in modo tale da non arrivare mai al limite del calo di zuccheri.
Inoltre, per non drammatizzare troppo l’attacco di fame, è anche bene riflettere sul fatto che l’organismo quando riceve il cibo certamente non è in grado di utilizzare immediatamente l’energia in esso contenuta. Infatti gli alimenti devono essere prima digeriti e assimilati e tali operazioni possono richiedere diverse ore. Ma allora, quando dopo mangiato ci sentiamo subito meglio e in forze, che cosa ci ha tirato su? Ci avete mai pensato? Il nostro immediato stare bene non può dipendere da quell'energia. E in effetti, chi sta bene ed è in buona salute, se lascia passare il momento, se resiste un attimo all’attacco di fame, scopre che poi la fame passa, e le energie tornano ugualmente.
Così quando rientrate a casa dal lavoro e vi innervosite perché la cena non è ancora pronta, potete dire mentalmente al vostro corpo di cominciare a consumare le riserve di energia che sicuramente ci sono nel pannicolo adiposo (ciccia) e intanto bevete un bel bicchiere d’acqua oppure una buona tisana, tutt’al più nell’attesa sgranocchiate un gambo di sedano o una carota, oppure mangiate un frutto prima di uscire dall’ufficio. Vedrete che la serata prenderà subito un’altra piega.
 
- Mangiare per non sentire il vuoto allo stomacoMolte persone confondono la percezione di un disagio nella zona dello stomaco con lo stimolo della fame. C’è chi sente un “vuoto”, chi avverte dei fastidiosi gorgoglii, altri delle contrazioni addominali, altri ancora raccontano di avvertire una specie di tremore interno. Non è normale avvertire un disagio ogni volta che lo stomaco è vuoto. Se così fosse sarebbe il segnale di qualcosa che non va e bisognerebbe scoprire cosa. Potrebbe trattarsi di problemi di stomaco dovuti alla presenza di Helicobacter pylori, a un eccesso di peristalsi dovuta a stress, a fermentazioni attribuibili al pasto precedente e altro ancora. Avere appetito non è una malattia, ma il desiderio fisiologico necessario a orientare una persona alla ricerca di cibo per nutrire il corpo.
 
Meccanismo psichici che ci spingono a mangiare troppo
 
- Mangiare per compensare carenze affettive o un dispiacereMangiamo troppo anche per compensare qualcosa a livello psichico? Sembra proprio di si! Mangiamo in eccesso, per esempio, quando viviamo delle insoddisfazioni, delle perdite o delle frustrazioni. Una storia d’amore è finita? Una persona cara ci ha lasciato per sempre? Immediatamente sentiamo che dentro di noi si è rotto qualcosa. Chi non ha avvertito almeno una volta quel senso di vuoto accompagnato da una gran rabbia o dalla voglia di piangere? Poi, pian piano, arriva la rassegnazione. In molti casi la persona reagisce e riprende a vivere, in altri rimane un latente stato di tristezza e apatia che se non si risolve può diventare cronico.
A questo punto entra in scena il cibo. Come una sorta di farmaco antidepressivo riesce effettivamente ad alleviare i sintomi del dispiacere, ma attenzione, non li cura. Non si può curare veramente una depressione di origine emozionale con torte e bomboloni alla crema.

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Mangiamo troppo per automatismi della mente inconsciaDalla mia ricerca (Il rapporto mente-cibo, Armando 2005) ho potuto osservare che molte persone con disturbi del comportamento alimentare (sovrappeso, obesità bulimia) hanno in realtà problemi associati a insoddisfazione sessuale, a conflitti irrisolti con i genitori, a gravi problemi di autostima.
I problemi sessuali generano conflitti con se stessi e il partner e spesso inducono sentimenti d’inadeguatezza e senso d’impotenza, che a volte si traducono in fame compulsiva.
Ma il bisogno di riempire lo stomaco in modo eccessivo può nascere anche da memorie che si attivano nella mente inconscia, la quale può contenere esperienze vissute dai propri genitori o avi che hanno storie familiari di miseria e di stenti economici. La persona è riuscita a conquistare una migliore posizione sociale grazie al duro lavoro e quindi tende a esorcizzare con una quantità di cibo fuori misura un possibile ritorno all’indigenza. Così mangia, mangia, mangia, come per continuare a dire a se stesso e al mondo: “non sono più poveri, guardate quanto cibo c’è in tavola”.
Lo stesso può accadere alle persone con avi che hanno vissuto la fame e la denutrizione nei campi di prigionia durante la guerra o a causa di eventi naturali come le carestie, la siccità, le epidemie o per lunghi periodi di malattia. I discendenti ereditano per via epigenetica questi modelli di comportamento nati da un'esperienza che nemmeno è loro, ma di cui diventano i nuovi depositari.
Altro meccanismo mentale molto frequente è quello del “copiare” la voglia o il bisogno di mangiare di altre persone a cui siamo in qualche modo energeticamente collegati (parenti, amici, colleghi).
Se dovessero attivarsi questi meccanismi, la soluzione è riconoscere il meccanismo in atto ed essere disposti a “lasciare andare” ciò che non è nostro e che viene ripetuto in automatico dalla mente inconscia.
 
Meccanismi sociali che inducono a mangiare troppo
 
Chi non si è mai sentito costretto a mangiare almeno una volta? “Se non finisci quello che hai nel piatto non ti alzi da tavola”– disse quella volta la mamma, per non parlare del più esplicito “mangia, altrimenti prendi le botte”. E che dire di tutte le volte che volevamo avanzare del cibo per rispettare il nostro senso di sazietà, e ci siamo sentiti dire: “non si lascia nulla nel piatto, ci sono i bambini in Africa che muoiono di fame”. Non immaginiamo quanti schemi mentali sul cibo nascono nell’infanzia. “Se fai il bravo ti compro il gelato” (cibo come premio) è un classico.
Poi ci sono persone, soprattutto fra i giovani, a cui occasionalmente piace farsi notare. Il bisogno di attirare attenzione ed essere accettati e riconosciuti per essere capaci di qualcosa di straordinario o di diverso, spinge alcuni ad adottare comportamenti alimentari esagerati.
Può accadere in una festa o nelle cene con amici, difficilmente a casa da soli, perché se non ci si può far notare da nessuno che senso avrebbe abbuffarsi? Costoro non sono bulimici, e a differenza di questi ultimi desiderano essere visti e considerati dei simpatici mangioni. In genere si tratta di soggetti con scarsa autostima.
Altro aspetto molto comune e che spesso mangiamo per far contenti gli altri. L’abbiamo imparato fin da piccoli, quando mangiare rendeva contenti la mamma, il papà, i nonni. “Dai, assaggiane almeno un pochino, fallo per me”. “Ho preparato il dolce apposta per te”. Se da bambini siamo stati indotti da un input affettivo a mangiare anche quando non ne sentivamo il bisogno, da adulti, ogni volta che qualcuno offrendoci del cibo vorrà esprimere un sentimento di amore o di amicizia, noi non sapremo resistere. Questo schema mentale che sfrutta il meccanismo della similitudine, farà leva sul concetto secondo cui se il cibo è amore, come posso rifiutare? “Dai mangia amore mio, l’ho fatto per te”. Sentite come suona? Chi riuscirebbe a dire di no?
 
- Mangiare intanto che si guarda la tv.È stato osservato che consumando i pasti davanti alla tv si mangia circa il 20% in più. Molti si riconosceranno in questo dato per esperienza. Mangiare davanti alla tv accesa porta spesso a distrarre il proprio istinto, a non avvertire il senso di sazietà e a mangiare più del necessario.
Chi ha problemi di peso a causa di questa abitudine, dovrebbe aumentare la quota di cibo crudo (frutta e verdura, cereali germinati, semi oleosi non tostati) e spegnere il televisore.

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Mangiare per socializzareSiamo animali sociali anche se non sempre socievoli. Una pietanza ben preparata è buona, ma in compagnia, chissà perché, è ancora più buona. Condividere il piacere di mangiare stando insieme alle persone con cui ci troviamo bene è un fatto naturale, un piacere che fa bene. Attenzione però a non ubriacare l’istinto con un'atmosfera capace di farci accettare anche il piacere che fa male con troppa leggerezza. Il cibo non è solo socialità ed affettività, ma, che ci piaccia o no, è anche biochimica, molecole e sostanze che se non hanno un impatto positivo sul corpo, ce l’hanno certamente negativo, mai neutro. Il cibo è ciò che siamo e che saremo, perché si trasforma letteralmente nel nostro sistema mente-corpo. Possiamo scegliere liberamente di godere del cibo insieme ad altri, sapendo bene che non conviene affatto adottare modelli alimentari lesivi della salute. Quando c’è la salute c’è tutto!
Concludendo, mangiamo per tanti motivi e molti di essi inducono a eccedere con il cibo con conseguenze sulla salute. Il benessere non è una scienza esatta, ma è un’arte. L’arte di saper stare in equilibrio nonostante gli innumerevoli fattori che cercano di destabilizzarci. Diventare consapevoli di tutto ciò che condiziona il nostro comportamento alimentare è il primo, ma necessario, passo per trovare armonia e forza interiore, equilibrio e benessere psico-fisico duraturi.
 
di Michele Riefoli
Articolo pubblicato per gentile concessione della redazione di Scienza e Conoscenza
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 49 (luglio/settembre 21014)