E’ l’attività mentale più comune.
E’ il peggior uso dell’energia mentale.
E’ una completa perdita di tempo.
E può persino uccidere.
Si chiama preoccupazione.
Preoccuparsi è una cosa buona, vero? Mostra
che sei interessato.
Significa che stai anticipando il futuro con
intelligenza, non è così?
No, no e no!
La
preoccupazione è ansia da romanzo. E’ immaginare catastrofi. E’ una serie di
pensieri negativi che tolgono potere alla naturale creatività della tua
coscienza e può persino minacciare il sistema digestivo.
Perché
i pensieri di preoccupazione influiscono in maniera particolare sul sistema
digestivo? Forse sarà perché una volta
che la catastrofe immaginaria viene collocata alla luce della realtà e si
rivela per quello che è, completamente irreale, è difficile da digerire!
Tuttavia,
quando crediamo fortemente che le storie che ci siamo create nella nostra testa
avranno gli esiti peggiori , noi stimoliamo una produzione eccessiva di alcune
tossine nel nostro corpo.
Quasi verso la fine dei suoi giorni, Winston
Churchill una volta disse:” Quando ripenso a tutte le parole che ho letto, mi
ricordo della storia di un sindaco che in punto di morte disse di aver avuto
durante la sua vita un sacco di guai che non erano mai accaduti”. Allora, che
cos’è la preoccupazione? E’ il rigurgito del passato vissuto negativamente e
proiettato nel futuro. È il sedimento di ricordi dolorosi, riorganizzati in storie
immaginarie di conflitti o di perdite non ancora avvenute.
E tuttavia, nonostante tante persone riconoscano
che la preoccupazione sia una perdita di tempo e di energia, essa è tuttora la
lezione più comune che impariamo dai nostri genitori. Il mito principale che
viene trasmesso da generazione in generazione, è che ‘preoccuparsi è bene;
mostra che ci tieni’. Il che è ovviamente un nonsenso!
La
preoccupazione è paura, l’attenzione è amore, e paura ed amore sono polarità
opposte. Se ti fermi un attimo e diventi consapevole del perché ti preoccupi di
qualcun altro, potresti anche scoprire che la preoccupazione è motivata
dall’egoismo. In realtà sei preoccupato per te stesso. Sei preoccupato per come
ti sentirai se dovesse succedere qualcosa a qualcun altro. In effetti, lo stai
già provando!
Preoccuparsi è un’abitudine appresa, una
dipendenza che si nutre della dose quotidiana delle tossine che provengono da
brutte notizie, disastri e assunzione su di sé dei traumi di altri.
Don’t Worry Be Happy era il titolo di una
famosa canzone di qualche anno fa. Per molti non è facile, poiché preoccuparsi
è diventata una droga mentale/emotiva e il solo dire ‘sii felice’ è una
minaccia a quella droga. Inoltre molti pensano di essere felici…se si
preoccupano! E tu?
Preoccuparsi è inoltre un sottile evitamento
del presente. E’ una fuga in un futuro negativo affinché la realtà del presente
non venga affrontata e sistemata ora. E tuttavia, noi possiamo trovare pace
solamente qui e ora, possiamo vivere con amore solamente qui e ora. Possiamo
essere totalmente presenti e disponibili per gli altri solamente nel qui e ora.
La preoccupazione è assenza. Per liberarci dell’abitudine a preoccuparci,
dovremmo chiederci perché non vogliamo essere qui e ora, perché diffondiamo la
nostra fuga nel futuro e ci appigliamo con orgoglio al nostro diritto di essere
profeti di sventura e veggenti di disastri?
Domanda: In quale percentuale i tuoi pensieri
sono di preoccupazione e in quale percentuale si avverano realmente?
Riflessione: Don’t Worry Be Happy: che
differenza c’è tra preoccupazione e felicità? Mettilo per iscritto.
Azione: Al termine della giornata, fai un
elenco semplice di tutte le cose per le quali ti sei preoccupato, poi, accanto
a ciascun punto, scrivi che cosa farai veramente.
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