Il nome del
metodo deriva dal greco antico Logos (senso, spirito, parola o
insegnamento) e synthesis (riunire, mettere
insieme, reintegrare o guarire) per cui si può tradurre Logosintesi con
“guarire con le parole”.
Mi piace pensare a Logosintesi come ad un’arte che abbraccia e penetra ogni aspetto dell’umano vivere, un fuoco (che per sua natura è sacro) che risveglia la consapevolezza.
Mi piace pensare a Logosintesi come ad un’arte che abbraccia e penetra ogni aspetto dell’umano vivere, un fuoco (che per sua natura è sacro) che risveglia la consapevolezza.
Attraverso Logosintesi, con il potere della parola, possiamo letteralmente recuperare frammenti di noi stessi e riportarli “a casa”; possiamo anche allontanare tutte quelle energie che, magari da decenni, ci influenzano senza che ce ne accorgiamo. In termini pratici, questo ci consente di esprimere sempre più energia per vivere nell’unico tempo che conta, il Qui ed Ora. Quando riusciamo a giungere a questo, ci avviciniamo sempre più a Chi Siamo veramente, a quell’Energia della Sorgente che tutto e tutti accomuna.
Logosintesi è quindi un approccio integrativo allo sviluppo, che ci aiuta a ricostituire il legame con la nostra vera essenza alleviando in tal modo la sofferenza. Attraverso il potere della parola possiamo ripristinare il libero flusso di energia tra la nostra essenza ed il contesto di vita sulla Terra, espandendo la nostra capacità di essere, fare e avere in linea con il nostro scopo di vita.
Logosintesi ha una vasta area di applicazione che spazia dalle paure agli eventi dolorosi, dai problemi fisici alla gestione degli stati emotivi, dai comportamenti indesiderati ai pensieri limitanti. Tutto ciò sia nell’ambito di un percorso di cambiamento guidato, sia in un auto-coaching per la propria crescita personale e spirituale. (...)
di Andrea Fredi
Fonte: EFT Italia
La coscienza si può cristallizzare nel futuro, mediante l’immaginazione automatica di situazioni diverse dalla realtà …
Ancora, la coscienza si può congelare in una credenza: idee politiche, scientifiche, religiose, psicologiche etc. possono influenzare pesantemente uomini e popoli, alterandone la capacità di esprimere il loro pieno potenziale.
Logosintesi è il
mezzo per riportare tutto al tempo ed al luogo giusti, ovvero in allineamento
con l’Essenza. ...
Per capire che cos'è la logosintesi partiamo dalla prima affermazione:
“Recupero tutta la mia energia legata a
questo ricordo, e la riporto nel posto giusto in me stesso/a”.
Un individuo che pronunci questa frase dopo aver focalizzato un ricordo
doloroso, molto probabilmente farà un’esperienza memorabile. Le caratteristiche
sensoriali della scena tenderanno a mutare, facendosi sempre meno definite. Le
reazioni corporee ed emotive al ricordo, quali tensione, rabbia, paura, dolore
saranno sempre meno evidenti, ed in taluni casi scompariranno come neve al
sole. Magia?
Per qualcuno potrebbe sembrarlo, invece trattasi di logos syn thesis
ovvero riunire mediante le parole: si richiama quel frammento del sé che si
era “staccato” al momento dell’evento doloroso e che era rimasto letteralmente
congelato nello spazio e nel tempo, dando luogo ad una sorta di enclave
energetica.
Nel 2005 il Dr. Willem Lammers, psicoterapeuta con esperienza clinica
ultratrentennale, ha fatto una serie di scoperte che l’hanno condotto ad ideare
un nuovo modello di auto-aiuto e di cambiamento guidato: Logosintesi.
Il metodo della Logosintesi
Le radici di questo metodo affondano nelle viscere della storia umana, in tempi
nei quali lo sciamano era considerato il punto di riferimento del villaggio per
le sue capacità di interagire con il mondo del sovrasensibile. Tra le varie
culture sciamaniche troviamo un’idea comune a varie latitudini: un evento
traumatico crea un “frammento d’anima”, una scheggia di coscienza che si separa
e si isola dal tutto per gestire l’evento e le sue conseguenze. Uno dei ruoli
dello sciamano è quindi quello di aiutare il sofferente, mediante specifici
rituali, nel recupero di quel frammento così che la sua consapevolezza possa
tornare (un po’ più) intera. Inoltre, spetta sempre all’uomo di medicina la
cacciata degli spiriti maligni (leggi: energia estranea) dalla coscienza
dell’individuo.
“Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo ricordo, da tutte le mie cellule, dal mio corpo e dal mio spazio personale, e la rimando nel luogo e nel tempo a cui realmente appartiene”.
Gli elementi percettivi dell’esperienza dolorosa, che il soggetto ha inconsciamente trattenuto, vengono finalmente rilasciati in seguito all’enunciazione di questa frase. L’energia di persone, luoghi, idee, credenze viene restituita in flusso al legittimo “proprietario”, favorendo un sostanziale riequilibrio ed una ulteriore presa di coscienza. La frase di allontanamento costituisce il punto due del processo di Logosintesi, ed è spesso risolutiva senza essere vanamente consolatoria. Diversamente da approcci che cercano di compensare un vissuto doloroso mediante la reinterpretazione cognitiva, Logosintesi prevede il ripristino della coscienza (energia) allo stato fluido, ovvero alla possibilità di rispondere alla vita nei modi più efficaci. Nessun giudizio, nessuna comparazione: dato l’evento X rimasto cristallizzato nell’orizzonte spazio-temporale, si utilizza il potere della parola per recuperare il frammento del sé che si è staccato dalla coscienza (dissociazione), e per allontanare ciò che non appartiene ed è rimasto come un ologramma nello spazio personale (introiezione).
A partire dall’accadimento di X e della sua cristallizzazione, l’individuo inizia a reagire ad esso mediante emozioni, sintomi fisici e azioni, che possono coagularsi in schemi cognitivi e comportamentali. Talvolta queste reazioni vanno avanti per anni (si pensi al disturbo post traumatico da stress) e continueranno a farlo fino a quando nella rappresentazione dell’evento non sia stato ripristinato il flusso.
Ecco allora la terza frase di Logosintesi:
“Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni a questo ricordo, e la riporto al posto giusto in me stesso/a”.
Dopo l’enunciazione di queste parole il soggetto, che già aveva trovato sollievo dalla vaporizzazione dell’evento, può smettere di reagire ad esso (anche se lo faceva da mesi o anni) realizzando una verità facile da afferrare cognitivamente solo se la parte più arcaica del cervello è liberata. L’evento appartiene al passato, tuttavia la sua traccia (che è stata bonificata grazie alle prime due frasi) veniva reiterata continuando così a generare reazioni inutili e spesso dannose. L’individuo ha così elaborato qualcosa fino ad allora indigesto, ha smesso di reagire in modo meccanico ad un evento del passato ed ha a disposizione il suo potenziale di consapevolezza (che varia da persona a persona) per poter vivere il presente.
“Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo ricordo, da tutte le mie cellule, dal mio corpo e dal mio spazio personale, e la rimando nel luogo e nel tempo a cui realmente appartiene”.
Gli elementi percettivi dell’esperienza dolorosa, che il soggetto ha inconsciamente trattenuto, vengono finalmente rilasciati in seguito all’enunciazione di questa frase. L’energia di persone, luoghi, idee, credenze viene restituita in flusso al legittimo “proprietario”, favorendo un sostanziale riequilibrio ed una ulteriore presa di coscienza. La frase di allontanamento costituisce il punto due del processo di Logosintesi, ed è spesso risolutiva senza essere vanamente consolatoria. Diversamente da approcci che cercano di compensare un vissuto doloroso mediante la reinterpretazione cognitiva, Logosintesi prevede il ripristino della coscienza (energia) allo stato fluido, ovvero alla possibilità di rispondere alla vita nei modi più efficaci. Nessun giudizio, nessuna comparazione: dato l’evento X rimasto cristallizzato nell’orizzonte spazio-temporale, si utilizza il potere della parola per recuperare il frammento del sé che si è staccato dalla coscienza (dissociazione), e per allontanare ciò che non appartiene ed è rimasto come un ologramma nello spazio personale (introiezione).
A partire dall’accadimento di X e della sua cristallizzazione, l’individuo inizia a reagire ad esso mediante emozioni, sintomi fisici e azioni, che possono coagularsi in schemi cognitivi e comportamentali. Talvolta queste reazioni vanno avanti per anni (si pensi al disturbo post traumatico da stress) e continueranno a farlo fino a quando nella rappresentazione dell’evento non sia stato ripristinato il flusso.
Ecco allora la terza frase di Logosintesi:
“Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni a questo ricordo, e la riporto al posto giusto in me stesso/a”.
Dopo l’enunciazione di queste parole il soggetto, che già aveva trovato sollievo dalla vaporizzazione dell’evento, può smettere di reagire ad esso (anche se lo faceva da mesi o anni) realizzando una verità facile da afferrare cognitivamente solo se la parte più arcaica del cervello è liberata. L’evento appartiene al passato, tuttavia la sua traccia (che è stata bonificata grazie alle prime due frasi) veniva reiterata continuando così a generare reazioni inutili e spesso dannose. L’individuo ha così elaborato qualcosa fino ad allora indigesto, ha smesso di reagire in modo meccanico ad un evento del passato ed ha a disposizione il suo potenziale di consapevolezza (che varia da persona a persona) per poter vivere il presente.
I quattro principi della Logosintesi
La Logosintesi è strutturata su quattro principi fondamentali che
illustrano l’origine della sofferenza umana, il modo con il quale si perpetua
ed una via per uscirne.
1. La sofferenza deriva da una perdita di contatto con l’Essenza, la natura
spirituale dell’essere umano.
2. Introiezioni e parti dissociate creano e mantengono questo stato di
disconnessione.
3. Introiezioni e parti dissociate sono ologrammi congelati presenti nello
spazio di percezione.
4. Il potere della parola permette di dissolvere questi ologrammi,
riportando l’energia in flusso.
La possibilità di manifestare la coscienza è il tratto peculiare
dell’essere umano. Possiamo definirla come la capacità di comprendere ciò che
accade, oltre che ad influenzarlo. La coscienza varia in base all’età, alle
esperienze pregresse, alle caratteristiche genetiche ed alle memorie
genealogiche, alle attitudini e alle abitudini cognitive e comportamentali.
Inoltre, la consapevolezza cambia anche in base ai periodi, alle fasi della
vita, alle situazioni contingenti ed a chissà quanti altri possibili fattori di
influenza. La tendenza è quella di una evoluzione della coscienza partendo
dalla nascita (o dal concepimento?) fino all’età adulta. Ciò che può turbare un
bambino è spesso fonte di ilarità per un adulto.
Ecco perché la fase della vita maggiormente suscettibile di creare ologrammi
congelati è proprio l’infanzia. Man mano il bambino cresce e si abitua alla
vita sulla Terra, il contatto con la natura spirituale viene meno a causa di
eventi e situazioni ingestibili dalla coscienza infantile. La minaccia
dell’abbandono, l’incapacità di comunicare i propri bisogni, il confronto con
realtà non sempre amichevoli portano ad un progressivo cristallizzarsi di scene,
parole, suoni, odori, sapori e percezioni di un mondo a tratti incomprensibile
e pericoloso. Le urla dei genitori, le aggressioni da parte di fratelli e
sorelle, i litigi, la sofferenza percepita negli adulti diventano introiezioni,
veri e propri ologrammi che si affastellano nell’orizzonte percettivo e lì
rimangono anche per anni, talvolta per un’intera vita. Ad essi fanno fronte le
parti dissociate, i frammenti d’anima che si staccano dalla coscienza per
gestire le introiezioni. Gli ologrammi ed i frammenti costituiscono dei veri e
propri mondi congelati, che stabilizzano la percezione della realtà
dell’individuo ma che ne restringono enormemente la visione e lo spazio
d’azione. Tali mondi rimangono come statue nel museo percettivo dell’individuo,
influenzandone pensieri, emozioni e comportamenti spesso in modo del tutto
inconscio.
Il quarto principio ci illustra che gli ologrammi e le parti dissociate
possono essere dissolti grazie al potere della parola, uno dei più antichi
dell’umanità. Le varie tradizioni spirituali e religiose attribuiscono a dèi e
uomini la capacità di orientare l’intento (leggi: creare) grazie alla parola,
proferita sia all’interno di precisi rituali sia come semplice manifestazione
delle intenzioni di chi parla.
Le frasi di Logosintesi agiscono al di là della mente razionale, tanto che
anche i bambini possono utilizzarle pur non comprendendone pienamente il senso.
Veicolando l’intento di ripristinare il flusso nei confronti di ciò che è
rimasto congelato nell’orizzonte percettivo dell’individuo, vale a dire
memorie, fantasie o credenze, le frasi favoriscono la digestione delle
esperienze e delle reazioni ad esse.
Coscienza nel tempo e nello spazio
La coscienza si può cristallizzare nel passato, nella rappresentazione
interna di episodi non gestibili altrimenti. Scene di violenza psicologica,
verbale o fisica, ma anche situazioni manipolatorie non forzatamente minacciose
che sono penetrate nello spazio di percezione diventando regole, tabù o
convinzioni.
La coscienza si può cristallizzare nel futuro, mediante l’immaginazione
automatica di situazioni diverse dalla realtà, siano esse positive o negative.
L’aspettativa che un giorno verrà il principe azzurro (o la principessa rosa) è
altrettanto dannosa della fantasia di poter essere aggrediti: una genera una
vita costruita su un ideale (che giocoforza limita la percezione della realtà e
delle opportunità che essa offre) mentre l’altra dà luogo ad attacchi di panico
e comportamenti fobici.
Ancora, la coscienza si può congelare in una credenza: idee politiche,
scientifiche, religiose, psicologiche etc. possono influenzare pesantemente
uomini e popoli, alterandone la capacità di esprimere il loro pieno potenziale.
Infine, la coscienza si cristallizza nel momento in cui l’individuo vive
una data esperienza (reale o immaginata), conservando le caratteristiche e le
funzioni di quel momento. Pertanto un episodio di violenza vissuto all’età di
quattro anni conserverà non solo le rappresentazioni sensoriali dell’evento, ma
anche le modalità di reazione del bambino. Quando, una volta divenuto adulto,
qualcosa nell’ambiente andrà a risvegliare l’episodio congelato, le reazioni
saranno automaticamente simili a quelle archiviate al momento dell’evento,
ovvero da bambino di quattro anni. Assistiamo in questo caso ad una inversione
della freccia del tempo, dove un adulto più o meno integrato ed una parte
bambina dissociata coesistono in un solo corpo. Logosintesi è il mezzo per
riportare tutto al tempo ed al luogo giusti, ovvero in allineamento con
l’Essenza.
Queste osservazioni conducono ad una considerazione in grado, una volta
compresa, di generare grande entusiasmo. Che la coscienza sia cristallizzata
nel passato, nel futuro o in una credenza, la soluzione è a portata di
bocca.
Pronunciare le frasi di Logosintesi dopo aver attentamente focalizzato
l’ologramma e le reazioni che porta con sé conduce invariabilmente gli esperti
utilizzatori ad un ripristino del flusso, foriero di nuove possibilità e
modalità di gestione dell’ambiente interiore ed esteriore. Le reazioni da
automatiche diventano più consapevoli, e si espandono gli orizzonti di scelta.
Laddove prima la rabbia o la sofferenza era l’unica possibilità, dopo
l’intervento con Logosintesi il ventaglio delle possibili reazioni aumenta. I
praticanti di lunga data si sono accorti che Logosintesi diventa una sorta di
disciplina, un approccio che si rivela utile non solo per sanare il passato o
cambiare il futuro, ma anche per riportare il flusso in tutti quegli ambiti di
vita che non erano mai stati messi in questione. Così ogni valore, idea,
memoria, fantasia vengono trasformati dal potere delle parole, passando da idee
e percezioni congelate a rappresentazioni di un mondo in continuo
mutamento.
Per concludere, Logosintesi può essere scambiata per una tecnica mentre in
realtà è molto di più: un modello elegante ed efficace per favorire
l’evoluzione dei singoli e dei gruppi umani, oltre che uno strumento
indispensabile a chi opera nel campo della relazione d’aiuto.
Il lettore che si avvicini a Logosintesi stia attento: potrebbe
cadere nello specchio e ritrovarsi nella tana del Bianconiglio, dove esiste
solo il qui-ed-ora e tutto è, semplicemente, in flusso.
di Andrea Fredi
Fonte: Scienza e Conoscenza
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Chi è Andrea Fredi
Andrea Fredi (1974) ricercatore nel campo delle Tecniche Energetiche, contribuisce alla diffusione di metodi quali EFT, PET, AGER e Logosintesi. Nel 2013 ha sviluppato EFT-I, focalizzata sulla Sovranità Interiore e sull’utilizzo della consapevolezza come mezzo di trasformazione. E’ fondatore di siti internet dedicati a metodi di auto-aiuto e in breve divenuti una “fonte di energia rinnovabile” per la condivisione di esperienze tra i praticanti, la formazione e gli aggiornamenti. E' anche responsabile dell’Istituto di Logosintesi. Andrea vive a Lugano (Svizzera) dove collabora con Dainami, società di formazione che si avvale di insegnanti di fama internazionale. Tiene conferenze e seminari in Europa, America e Australia. I suoi libri e DVD sono preziose risorse per apprendere e approfondire l’affascinante mondo delle tecniche di auto-aiuto.
Chi è Andrea Fredi
Andrea Fredi (1974) ricercatore nel campo delle Tecniche Energetiche, contribuisce alla diffusione di metodi quali EFT, PET, AGER e Logosintesi. Nel 2013 ha sviluppato EFT-I, focalizzata sulla Sovranità Interiore e sull’utilizzo della consapevolezza come mezzo di trasformazione. E’ fondatore di siti internet dedicati a metodi di auto-aiuto e in breve divenuti una “fonte di energia rinnovabile” per la condivisione di esperienze tra i praticanti, la formazione e gli aggiornamenti. E' anche responsabile dell’Istituto di Logosintesi. Andrea vive a Lugano (Svizzera) dove collabora con Dainami, società di formazione che si avvale di insegnanti di fama internazionale. Tiene conferenze e seminari in Europa, America e Australia. I suoi libri e DVD sono preziose risorse per apprendere e approfondire l’affascinante mondo delle tecniche di auto-aiuto.
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