lunedì 27 ottobre 2014

The China Study non è solo il servizio delle iene ed i test sui topolini

“…Il processo dell’alimentazione è forse il nostro più intimo incontro con il mondo in cui viviamo: è un processo in cui ciò che mangiamo diventa parte del nostro corpo. Ma ci sono anche altre esperienze importanti, come l’attività fisica e la salute emozionale e mentale e il benessere del nostro ambiente. Incorporare queste diverse sfere nel nostro concetto di salute è importante, perché si tratta di realtà interconnesse. E questo è in effetti un concetto olistico. (…)

Inoltre si dà il caso che se mangiamo nel modo che promuove la miglior salute possibile, promoviamo anche la miglior salute possibile per il pianeta. Consumando una dieta a base di alimenti naturali di origine vegetale usiamo meno acqua, meno terra e meno risorse, e al tempo stesso produciamo meno inquinamento e meno sofferenza per gli animali da allevamento. (…)

Le nostre scelte alimentari hanno un impatto incredibile non solo sul nostro metabolismo, ma anche sull’iniziazione, la promozione e persino sulla regressione della malattia, sulla nostra energia e attività fìsica, sul nostro benessere emozionale e mentale e sull’ambiente in cui viviamo. Tutte queste sfere apparentemente separate sono intimamente interconnesse.

In questo libro ho ripetutamente accennato alla saggezza della natura, e ho potuto constatare di persona il potere dei meccanismi del mondo naturale. Si tratta di una meravigliosa rete che dispensa salute, dalle molecole alle persone, agli altri animali, alle foreste e agli oceani, fino all’aria che respiriamo: è la natura all’opera, dal livello microscopico a quello macroscopico. (…)”

(T. Colin Campbell – Testo tratto da: “The China Study”) 

Di questo Studio ultimamente se ne parla tanto, troppo e spesso a sproposito…
C’è a chi ha contribuito a cambiare la vita (sono tra questi), chi ne ha sentito parlare solo in TV (poco e male), chi lo critica per la parte di metodologia poco etica (uso di cavie animali) e chi lo critica senza averlo letto o letto completamente …
La salute non dipende solo dall’alimentazione, ma l’alimentazione è una parte importante e fondamentale della nostra salute e vitalità … sapere quali sono gli alimenti più dannosi per l’essere umano è importante ed è importante sapere che più ci si allontana dal vivere e mangiare naturale più facciamo del male a noi stessi ed a gli altri (direttamente o indirettamente).
Mangiare naturale vuol dire cibarsi di alimenti disponibili in natura in base alle caratteristiche umane e non artefatti, modificati, assemblati, macellati, pastorizzati, conservati e confezionati dall’industria umana.
Consiglio, con serenità,  a tutti di leggere “The China Study” (o ai più pigri di vedere il DVD J ) senza pregiudizi ed eventualmente criticarlo dopo … ;-)
Consiglio, con molta umiltà,  a tutti però di non fermarsi a “The China Study” e più in generale di non fermarsi all’Alimentazione, ma di cercare sempre di Evolvere … la Salute:  nostra, degli altri esseri viventi e del nostro pianeta,  dipende dall’intero Stile di vita, dal nostro Esempio quotidiano e dal nostro modo di porci nel mondo con Serenità e senza rabbia.

Felice, Sana e Naturale Vita a tutti

Salvo
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Di seguito un piccolo estratto …

  • Vivere più a lungo
  • Apparire più giovani e sentirvi tali
  • Avere più energia
  • Perdere peso
  • Ridurre il colesterolo endogeno
  • Prevenire e addirittura far regredire le cardiopatie
  • Ridurre il rischio di cancro alla prostata, al seno e ad altri organi
  • Preservare la vista in età avanzata
  • Prevenire e curare il diabete
  • Evitare gli interventi chirurgici in diverse occasioni
  • Diminuire drasticamente il fabbisogno di farmaci
  • Conservare ossa forti
  • Evitare l’impotenza
  • Evitare l’ictus
  • Prevenire i calcoli renali
  • Proteggere i neonati dal diabete di tipo 1
  • Alleviare la stitichezza
  • Abbassare la pressione sanguigna
  • Evitare l’Alzheimer
  • Sconfiggere l’artrite
  • E altro ancora…”
“Si tratta solo di alcuni dei benefici possibili e potrete acquisirli tutti. Il prezzo? Semplicemente cambiare dieta. Non credo che sia mai stato così semplice e relativamente agevole ottenere benefici di così vasta portata. Vi ho fornito esempi delle prove e vi ho raccontato il percorso che ho intrapreso per arrivare alle mie conclusioni. Ora intendo riassumere negli otto principi che seguono tutto ciò che ho imparato lungo il cammino in fatto di alimentazione, salute e malattia: questi principi dovrebbero improntare il nostro modo di fare scienza, di curare i malati, di alimentarci, di pensare alla salute e di percepire il mondo.” – tratto da The China Study
PRINCIPIO N. 1
L’alimentazione rappresenta le attività combinate di numerosissime sostanze nutritive. L’intero è più grande della somma delle sue parti.
PRINCIPIO N. 2
Gli integratori vitaminici non sono una panacea per la salute.
PRINCIPIO N. 3
I cibi di origine animale non contengono quasi sostanze nutritive che non siano meglio fornite dai cibi vegetali.
PRINCIPIO N. 4
I geni non determinano da soli la malattia: funzionano solo se vengono attivati o espressi e la nutrizione riveste un ruolo decisivo nel determinare quali geni, buoni o cattivi, debbano essere espressi.
PRINCIPIO N. 5
L’alimentazione può controllare in modo sostanziale gli effetti avversi dei farmaci nocivi.
PRINCIPIO N. 6
La stessa alimentazione che previene la malattia negli stadi iniziali (prima della diagnosi) può anche arrestare o far regredire la malattia negli stadi successivi (dopo la diagnosi).
PRINCIPIO N. 7
Un’alimentazione che sia davvero benefica per una particolare malattia cronica sarà di vantaggio alla salute su tutta la linea.
PRINCIPIO N. 8
Una buona alimentazione crea salute in tutti gli ambiti della nostra esistenza. Tutte le parti sono interconnesse.

domenica 19 ottobre 2014

ESSERE CARNIVORI


Mi fanno sempre un po' sorridere le persone che dicono di essere, o essere state, Carnivore.

Me le immagino sempre con i denti acuminati, gli artigli, lo stomaco acido e l’intestino corto … insomma con l'aspetto dei VERI Carnivori ...


Se solo pensassimo letteralmente a quello che diciamo … J J J

Mangiare Carne per l'essere umano è praticamente contro Natura come dimostrano i dati di anatomia e fisiologia comparata in queste tabelle (immagini sotto) tratte dal libro:
"Mangiar Sano e Naturale con Alimenti Vegetali Integrali" 
di Michele Riefoli.




Dallo stesso libro cito testualmente:
"Mangiar carne è necessario? E' utile? No, non lo è. La scienza di oggi ha dimostrato non solo che non è indispensabile mangiar carne, ma che il più delle volte è pure dannoso. Ma guai a dirlo in giro, e soprattutto a dirlo in televisione, dove molti dei soldi che entrano nei budget vengono proprio dalla pubblicità di prodotti alimentari dell'industria della carne e dei loro sottoprodotti." 

Felice Vita
Salvo

venerdì 17 ottobre 2014

OMEGA-3


 
 
Omega-3 dal pesce: non sono salutari. 
Moltissimi studi scientifici lo sostengono.

Meglio quelli dei vegetali.

Sul blog del dott. Neal Barnard (www.pcrm.org), il presidente dell'associazione dei Medici per una Medicina Responsabile, è apparso pochi giorni fa un interessante commento che sottolinea come gli acidi grassi omega 3 provenienti dal pesce, cioè il DHA e l'EPA (omega-3 a lunga catena), frequentemente utilizzati come integratori sotto forma di capsule di olio di pesce, e che ricordiamo NON sono nutrienti essenziali , non siano nemmeno quel toccasana che molti ritengono, ma anzi, oltre a non essere utili, possono anche risultare dannosi. 
Presentiamo il commento del dott. Barnard, con l'aggiunta di approfondimenti e ulteriori commenti a cura della dottoressa Luciana Baroni, presidente di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

Gli acidi grassi omega-3 del pesce sono correlati al rischio di cancro alla prostata
Grazie a un nuovo studio pubblicato sull'American Journal of Epidemiology (Brasky, 2011), le persone ci penseranno ora due volte prima di assumere capsule di olio di pesce - o di mangiare pesce. Risulta infatti che gli uomini con maggiori livelli di ematici di DHA sono a maggior rischio di sviluppo di cancro alla prostata. I ricercatori hanno esaminato i 3.461 partecipanti al Prostate Cancer Prevention Trial, uno studio sulla prevenzione del cancro alla prostata, e hanno riscontrato come i soggetti con i più alti livelli di DHA nel sangue avessero una probabilità di sviluppare una forma aggressiva di cancro alla prostata di due volte e mezza superiore rispetto ai soggetti con i livelli ematici più bassi.

Gli acidi grassi omega-3 del pesce sono correlati al rischio di aritmie cardiache e non prevengono il cancro
Molti studi recenti hanno dimostrato che le promesse pubblicitarie dell'olio di pesce non sono mai state mantenute. Nello specifico, non è di aiuto ai malati di cuore, non serve contro la malattia di Alzheimer, non previene la depressione, e, almeno fino ad ora, non rende i bambini più intelligenti.
Già nel 2005 uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA) evidenziava come, nonostante le supposte proprietà antiaritmiche dell'olio di pesce, in realtà la supplementazione con questo tipo di integratore poteva aumentare il rischio di aritmie cardiache in alcuni pazienti (Raitt, 2005). L'anno successivo, la stessa rivista pubblicava una rassegna sistematica di 38 studi scientifici che avevano valutato gli effetti del consumo degli acidi grassi omega-3 sul rischio di cancro, dalla quale emergeva che l'olio di pesce è inefficace nella prevenzione del cancro (MacLean, 2006).

Gli acidi grassi omega-3 del pesce non sono in grado di ridurre gli eventi cardiovascolari
Nello stesso anno, compariva anche sul British Medical Journal una rassegna sistematica con le stesse finalità, che, in sintonia con la precedente, confermava non solo che non vi era evidenza di un effetto protettivo della supplementazione con integratori a base di omega-3 a lunga catena sul rischio di cancro, ma nemmeno che questi risultino in grado di ridurre la mortalità totale e gli eventi cardiovascolari (Hooper, 2006).

Gli acidi grassi omega-3 del pesce non risultano protettivi nei confronti dello sviluppo dell'insufficienza cardiaca

Studi successivi confermavano poi l'assenza di un evidente benefico effetto di questi acidi grassi sulla salute cardiovascolare: nel 2009 l'analisi di oltre 5.000 soggetti nell'ambito del Rotterdam Study portava i ricercatori a concludere che l'assunzione di pesce o di integratori di EPA e DHA non risulti protettiva nei confronti dello sviluppo di insufficienza cardiaca (Dijkstra, 2009). Nel 2010 il New England Journal of Medicine riportava i risultati di uno studio condotto su poco meno di 5.000 pazienti che avevano già sofferto infarto miocardico, dal quale emergeva l'assenza di differenze significative nell'incidenza di nuovi eventi cardiovascolari tra coloro che consumavano integratori di omega-3 e il gruppo di controllo che aveva ricevuto un placebo, oltre alla terapia farmacologica standard (Kromhout, 2010).

Gli acidi grassi omega-3 del pesce correlati all'insorgenza del diabete di tipo 2
Inoltre, a sorpresa, uno studio condotto dai ricercatori dell'Harvard School of Medicine ha trovato una correlazione tra assunzioni di pesce e di supplementi a base di acidi grassi omega-3 a lunga catena e il diabete di tipo 2.

Gli acidi grassi omega-3 del pesce correlati all'insorgenza del diabete mellito
Seguendo 195.204 adulti per un periodo di 14-18 anni, i ricercatori hanno evidenziato come ad un maggior consumo di pesce e integratori di acidi grassi omega-3 a lunga catena corrispondesse un maggiore il rischio di sviluppare il diabete mellito (Kaushik, 2009).

Gli acidi grassi omega-3 del pesce non migliorano le funzioni cerebrali negli anziani
Nel frattempo, i produttori di olio di pesce hanno puntato tutte le loro speranze sulle funzioni cerebrali. Forse l'olio di pesce vi renderà più intelligenti, hanno pensato. Ma l'anno scorso, la ricerca in questo campo di applicazione ha distrutto anche questa speranza. A un gruppo di 867 anziani è stato assegnato, in modo casuale, un integratore di olio di pesce contenente elevate quantità di DHA ed EPA o un placebo (una pillola senza alcun supposto contenuto attivo) a base di olio di oliva. Dopo due anni, gli anziani che consumavano l'integratore di acidi grassi omega-3 a lunga catena non hanno mostrato alcun beneficio aggiuntivo, sulle funzioni cognitive, rispetto ai soggetti che assumevano l'olio di oliva (Dangour, 2010).

Gli acidi grassi omega-3 del pesce non migliorano lo sviluppo cognitivo dei nascituri
Uno studio successivo pubblicato sul JAMA ha confermato che i supplementi di omega-3 (in questo caso, DHA) non sono in grado di rallentare la progressione del declino mentale e dell'atrofia cerebrale nei malati di Alzheimer (Quinn, 2010). Né, dall'altro lato dello spettro dell'età, i neonati sembrano ottenere benefici. Infatti un altro studio pubblicato sempre su JAMA ha mostrato che il consumo di olio di pesce ricco di DHA delle donne in gravidanza non migliora il successivo sviluppo cognitivo dei nascituri nel corso dell'infanzia e nemmeno l'incidenza di depressione post-partum della madre (Makrides, 2010).

Conclusioni
Questi dati portano quindi a considerare l'olio di pesce come il falso elisir di lunga vita degli imbonitori del passato. La nuova, ennesima segnalazione che collega i livelli ematici di DHA al cancro alla prostata (Brasky, 2011) è un motivo in più per evitare il pesce e gli integratori di olio di pesce.

Gli acidi grassi omega-3 del pesce (DHA ed EPA) NON sono nutrienti essenziali. Il nostro organismo può infatti produrre gli acidi grassi omega-3 a lunga catena, cioè quelli presenti nel pesce, a partire dal loro precursore naturale, l'acido alfa-linolenico, l'unico acido grasso omega-3 essenziale, il quale deriva da fonte vegetale (semi di lino, noci, soia).

Questo meccanismo permette all'organismo di regolare le quantità di acidi grassi a catena più lunga, cioè DHA ed EPA, sulla base delle sue necessità, evitando quindi di doversi cimentare con elevate quantità di questi grassi che, come deriva da questo breve commento, risultano, se non dannosi per la salute, sicuramente inefficaci e comunque dannosi al portafoglio non solo dei consumatori ma anche del Sistema Sanitario Nazionale, dal momento che vengono forniti gratuitamente sotto forma di farmaco ad alcune categorie di pazienti.

Fonte:

Blog di Neal Barnard, Omega-3 Fatty Acids Linked to Prostate Cancer Risk, 27 aprile 2011 (con approfondimenti e commenti aggiuntivi di Luciana Baroni).

Reference degli studi citati:

Brasky TM, Till C, White E, et al. Serum phospholipid fatty acids and prostate cancer risk: results from the Prostate
Cancer Prevention Trial. Am J Epidemiol. Published ahead of print April 24, 2011. doi: 10.1093/aje/kwr027.
Raitt MH, Connor WE, Morris C, et al. Fish oil supplementation and risk of ventricular tachycardia and ventricular
fibrillation in patients with implantable defibrillators: a randomized controlled trial. JAMA. 2005;293:2884-2891.
MacLean CH, Newberry SJ, Mojica WA, et al. Effects of omega-3 fatty acids on cancer risk: a systematic review.
JAMA. 2005;295:403-415.
Hooper L, Thompson RL, Harrison RA, et al. Risks and benefits of omega-3 fats for mortality, cardiovascular
disease, and cancer: systematic review. BMJ. 2006;332:752-760.
Dijkstra SC, Brouwer IA, van Rooij FJA, Hofman A, Witteman JCM, Geleijnse JM. Intake of very long chain n-3 fatty
acids from fish and the incidence of heart failure: the Rotterdam Study. Eur J Heart Fail. 2009;11:922-928.
Kromhout D, Giltay EJ, Geleijnse JM. n-3 fatty acids and cardiovascular events after myocardial infarction. N Engl J
Med. 2010;363:2015-2026.
Kaushik M, Mozaffarian D, Spiegelman D, Manson JE, Willett WC, Hu FB. Long-chain omega-3 fatty acids, fish
intake, and the risk of type 2 diabetes mellitus. Am J Clin Nutr. 2009;90:613-620.
Dangour AD, Allen E, Elbourne D, et al. Effect of 2-y n3 long-chain polyunsaturated fatty acid supplementation on
cognitive function in older people: a randomized, double-blind, controlled trial. Am J Clin Nutr. 2010;91:1725-1732.
Quinn JF, Rama R, Thomas RG, et al. Docosahexaenoic acid supplementation and cognitive decline in Alzheimer
disease. JAMA. 2010;304:1903-1911.
Makrides M, Gibson RA, McPhee AJ, et al. Effect of DHA Supplementation During Pregnancy on Maternal
Depression and Neurodevelopment of Young Children. JAMA. 2010;304:1675-1683.

Fonte dell'articolo: www.scienzavegetariana.it

Tratto da: http://www.disinformazione.it/omega3_pesce.htm

GLI OMEGA 3 DELLA CARNE
 

Un medico, che consiglia di mangiare la carne e il pesce, è una persona che non si è aggiornata da 20 anni, perché, se fosse a conoscenza delle statistiche relative ai danni relativi alle carni di terra e di acqua, non la consiglierebbe.

Pertanto, o non ne è a conoscenza, o è in malafede.

E, quando pretende di allinearsi con la moda nutrizionale del momento, e cita ad esempio a pappagallo le portentose qualità degli Omega-3, caratteristici (ed è già falso) della carne e soprattutto del pesce, abbocca all’amo delle multinazionali.

Prende così un ulteriore abbaglio perché:

-          Gli Omega-3, o acidi grassi polinsaturi stanno perfettamente in tutte le verdure amidacee e grasse tipo radici e cavoli, aloe ed erba porcellana (diffusa nei campi e negli orti), valerianella e spinaci, e in tutti i frutti tipo zucchine, zucche, avocado e in tutti i semi e nella frutta secca.

-          Gli Omega-3 della carne e del pesce, sottoposti normalmente a conservazioni e a cottura, diventano materiale mediocre, inquinante, velenoso e soprattutto privo dei micro-nutrienti indispensabili per la digestione, come succede del resto con tutti i cibi cotti, con l’aggravante che qui i grassi insaturi diventano pure saturi, e dunque velenosi.

-          Gli Omega-3 di origine animale, sono caratterizzati da prostaglandine PG (sostanze proteiche ormonesimili associate agli acidi grassi) di tipo II-negativo, le quali, anche crude, sono inadatte, non assimilabili e pertanto negative e dannose per la salute umana.

A differenza ovvia dagli Omega-3 di origine vegetale, disegnati sull’uomo, e caratterizzati da
prostaglandine PG di tipo I-positivo e III-positivo, assimilabili senza scorie e quindi preziose per
l’organismo umano.

Conosci i nutrienti fondamentali?


Sfatiamo subito un mito, tanto diffuso quanto infondato: non è vero che per essere vegan occorre conoscere tutti i nutrienti fondamentali e dove si trovano, e invece da onnivori non serve. Assolutamente no! In entrambi i casi è utile avere queste conoscenze di base, ma è proprio "da carnivori" che risultano più importanti, per mettersi al riparo da un'alimentazione troppo squilibrata, problema molto più facilmente evitabile con una dieta a base vegetale.

Questo è vero a maggior ragione se non si hanno più vent'anni: i rischi di un'alimentazione squilibrata "da eccesso" (di alimenti animali) sono decisamente alti, e le conseguenze gravi. Gli ingredienti animali, inoltre, sono privi di fibre e scarsi in molte vitamine, sostanze che devono essere invece ampiamente presenti in un'alimentazione sana.

Viceversa, non esistono rischi di "carenze" con la scelta vegan: contrariamente a quanto comunemente si crede, l'alimentazione vegan è ricca in ferro (non esistono rischi di anemia maggiori tra i vegan piuttosto che tra gli onnivori) e più che adeguata come contenuto di proteine, senza che sia necessario prestare alcuna attenzione particolare, né pianificare i propri pasti. Tutti gli aminoacidi essenziali si trovano nei vegetali, non servono "combinazioni" particolari!

Per un'alimentazione adeguata 100% vegetale, non serve dunque alcun particolare accorgimento, se non mangiare in modo variato. Ma può essere interessante per tutti conoscere i nutrienti fondamentali e quali cibi ne sono più ricchi, per migliorare ancora di più la nostra alimentazione e renderla ancora più sana!

Tutti i cibi sono formati da un insieme di composti fondamentali denominati "Nutrienti", che possiamo suddividere in 8 grandi gruppi.
  • I carboidrati
  • Le proteine
  • I grassi
  • I minerali
  • Il calcio
  • Il ferro
  • Le vitamine
  • Le sostanze fitochimiche
  • Le fibre

Solo alcuni di questi nutrienti, denominati "macronutrienti", hanno anche un ruolo energetico, cioè apportano calorie: sono proteine, carboidrati, e grassi. Gli altri nutrienti non apportano direttamente energia, ma sono altrettanto importanti.

I nutrienti hanno un ruolo non solo nella "sopravvivenza" dell'organismo, ma anche nel mantenimento dello stato di salute e nell'insorgenza delle malattie.

Le informazioni relative a salute e nutrizione sono basate su fonti scientifiche di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV.

I carboidrati


I carboidrati costituiscono il componente principale di qualunque dieta equilibrata, potendo contribuire fino al 60-65% delle calorie totali e sono la fonte primaria di energia pronta. Si suddividono in "zuccheri semplici" o "zuccheri" e "carboidrati complessi" o "amidi".

I carboidrati sono contenuti prevalentemente nel regno vegetale, i cibi animali non ne contengono che piccole quantità. L'amido è presente soprattutto in cereali e legumi (oltre che tuberi e castagne), mentre come zucchero semplice esiste il fruttosio, lo zucchero della frutta.

La maggior fonte di zuccheri semplici sono però introdotti nella nostra alimentazione come prodotti dall'industria alimentare: caramelle, biscotti, zucchero per alimenti, budini, gelati, pasticcini, bevande dolci. Un eccesso di zuccheri semplici nella dieta, che penalizza l'assunzione di carboidrati complessi, è fattore di rischio di obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori e demenza.


Le proteine


Le proteine, considerate da sempre i mattoni dell'organismo, sono molecole costituite da una catena di elementi, gli aminoacidi. La loro struttura base è data dalla semplice sequenza di aminoacidi, che si attaccano tra di loro come le perle di una lunghissima collana.

Le tante differenti proteine dell'organismo hanno infatti funzioni specifiche, una per ogni tipo di proteina: ormonale, immunitaria, strutturale, di trasporto. Le proteine che assumiamo con la dieta vengono digerite e demolite nei singoli aminoacidi che le compongono, che vanno a finire in un "deposito" da cui l'organismo prende gli aminoacidi necessari a sintetizzare le proteine che gli servono. Perché possa avvenire la sintesi proteica, è necessario che l'organismo abbia a disposizione tutti i 20 diversi aminoacidi.

Di questi 20 aminoacidi, 12 non è necessario assumerli con la dieta, perché l'organismo è in grado di produrli autonomamente a partire da altri aminoacidi. Gli altri 8 invece, i famosissimi "aminoacidi essenziali", devono essere ottenuti per forza dal cibo. I cibi animali contengono tutti elevate quantità di aminoacidi essenziali e per questo le proteine animali sono tradizionalmente considerate ad elevato valore biologico, o complete, al contrario di quelle vegetali, che, pur contenendo anch'esse tutti e 20 gli aminoacidi, possono essere "scarse" in uno o più aminoacidi.

Ricordate, quindi: Non esistono aminoacidi essenziali che non siano presenti in qualche cibo vegetale! Se vi dicono che esistono aminoacidi essenziali che si trovano solo nei cibi animali, rispondete pure tranquillamente a queste persone dicendo che o sono ignoranti o mentono. Fatevi indicare quale aminoacido essenziale secondo loro manca: vedrete che si troverà invece o nei cereali o nei legumi e altri vegetali! Il problema quindi di assumere con la dieta cibi singoli contenenti proteine "complete" è un falso problema, perché la "completezza" proteica si valuta sull'insieme dei cibi della dieta assunti nel corso della giornata (non serve infatti nemmeno assumerli in contemporanea!).

Nei paesi occidentali, il vero problema è invece che si mangiano troppe proteine, non troppo poche. Mediamente ogni giorno mangiamo il doppio di proteine rispetto al necessario per una buona salute. Un eccesso di proteine sottopone il rene ad un superlavoro per eliminare le scorie, abbreviandone la vita.

Quasi tutti i cibi contengono proteine: a meno che la nostra dieta sia basata sul "cibo spazzatura" è quasi impossibile non ottenere abbastanza proteine all'interno di una dieta che preveda il corretto introito di calorie. Buone fonti di proteine sono i cereali, il pane, la pasta, i fagioli, i piselli, le lenticchie e altri legumi, la frutta secca, i broccoli, i fagiolini, i cavolfiori. Ricordiamo inoltre che tutte le verdure contengono proteine.

Inoltre, le proteine vegetali sono migliori di quelle animali, perchè queste ultime sono troppo ricche di aminoacidi solforati, e quindi producono scorie acide e rubano calcio all'osso, causando osteoporosi. Le proteine vegetali, al contrario di quelle animali, esercitano un effetto protettivo anche nei confronti di alcuni tipi di tumori e dell'aterosclerosi.

 

I grassi


Per "grassi" della dieta si intendono comunemente i grassi saturi, poliinsaturi, monoinsaturi, grassi trans e idrogenati, mentre il colesterolo viene di solito considerato a parte, pur appartenendo anch'esso a questa grande famiglia.

I grassi sono i nutrienti più ricchi di calorie (1 grammo di grassi apporta ben 9 calorie, contro le 4 dei carboidrati e delle proteine), e la gran parte è combinata con altri nutrienti all'interno dei cibi: per questo non sono né visibili né eliminabili se non attraverso la limitazione/eliminazione dei cibi che li contengono.

L'assunzione media di colesterolo con la dieta occidentale è di 400 mg al giorno, e assieme ai grassi saturi e trans è il principale determinante dei livelli di colesterolo nel sangue. Il colesterolo non è un nutriente "essenziale", in quanto l'organismo è in grado di produrne le quantità necessarie ai propri fabbisogni (sintesi di ormoni, produzione di bile), e il colesterolo assunto con la dieta é tutto colesterolo in eccesso, che andrà a innalzare i livelli di questo grasso nel sangue, favorendo l'ateroosclerosi. La peculiarità del colesterolo è che è un grasso contenuto esclusivamente nei cibi animali, il Regno Vegetale né è privo.

Gli altri grassi, invece, si trovano sia nel Regno Animale che Vegetale, ma con una diversa distribuzione: i cibi animali sono ricchi di grassi saturi, mentre i cibi vegetali contengono prevalentemente acidi grassi poli e monoinsaturi, con l'eccezione degli oli tropicali (di palma, di cocco), che sono invece anch'essi ricchi di acidi grassi saturi. I grassi dannosi possono essere riconosciuti proprio dal loro comportamento a temperatura ambiente: tutti i grassi "solidi" a temperatura ambiente (burro, lardo, strutto e margarina, oli tropicali, presenti principalmente nei prodotti da forno e nelle creme spalmabili) sono dannosi per l'organismo, contribuendo a elevare i livelli di colesterolo nel sangue e favorendo così l'aterosclerosi e alcuni tipi di tumore: essi contengono prevalentemente grassi saturi o trans e idrogenati.

I grassi che invece sono liquidi a temperatura ambiente, e per questo vengono più propriamente definiti "oli", sono composti prevalentemente da acidi grassi poli e monoinsaturi.

 

I minerali


I minerali sono sostanze inorganiche essenziali che svolgono molteplici funzioni all'interno dell'organismo (strutturali, biochimiche), alcune delle quali non sono ancora completamente conosciute. Alcuni minerali sono presenti nell'organismo in quantità relativamente elevate (calcio, fosforo, magnesio, potassio e sodio), mentre altri sono presenti in piccole quantità - "in traccia" (cromo, ferro, fluoro, iodio, manganese, rame, selenio, zinco).
 
Il contenuto di minerali nei cibi vegetali è solitamente adeguato anche se variabile in relazione soprattutto alla loro presenza nel suolo e alle tecniche di lavorazione industriale, come ad esempio la raffinazione e la cottura dei cibi, in grado di impoverire l'alimento del contenuto in minerali (e vitamine) naturalmente presenti in esso. C'è poi il problema della biodisponibilità, cioè l'effettiva possibilità dell'organismo di averli a disposizione, che dipende da molteplici fattori in grado di influenzarla positivamente e negativamente.

Il calcio


Il latte e i latticini sono ricchi di calcio, ma in molti hanno scelto di eliminarli dalla dieta, a causa del loro alto contenuto di grassi, colesterolo, proteine che innescano allergie, lattosio, e contaminanti. L'assunzione di latte è pure correlata al diabete mellito di tipo 1, e ad altre serie malattie. Fortunatamente, la natura ci ha messo a disposizione moltissime altre buone fonti di calcio, come il radicchio verde, le cime di rapa, i cardi, la bieta, il broccolo, i carciofi, l'indivia, le mandorle, il sesamo.

La salute dell'osso dipende molto più da quei fattori che impediscono le perdite di calcio dall'organismo che dalla semplice quantità di calcio assunta. In pratica: se mangio cibi molto ricchi di calcio, ma quei cibi me ne fanno perdere di più di quello che incamero, il bilancio alla fine è negativo. Se mangio cibi che hanno meno calcio, ma che non me ne fanno perdere affatto, il bilancio è positivo. Inoltre, molti ricercatori sostengono che l'esercizio fisico e altri fattori influenzino maggiormente la comparsa di osteoporosi di quanto non sia in grado di fare la sola quantità di calcio della dieta.

Il calcio viene perso continuamente attraverso le urine, le feci e il sudore, e queste perdite vengono reintegrate attingendo ai depositi di calcio nell'osso, che cede quindi calcio in continuazione. Il calcio immagazzinato nell'osso viene poi reintegrato con quello alimentare.

Le diete ad elevato contenuto di proteine aumentano le perdite di calcio con le urine. Le proteine animali sono responsabili di perdite di calcio molto maggiori rispetto alle proteine vegetali.


Il ferro


L'adeguatezza dell'apporto di ferro nelle diete vegetariane è frequentemente messa in discussione, ma l'incidenza di anemia per carenza di ferro è la stessa tra i vegetariani e tra i non-vegetariani. Il fatto è che l'anemia da carenza di ferro è la più comune malattia carenziale nel mondo, colpendo circa 500 milioni di persone, pari al 15% della popolazione mondiale. Di queste, il 25% sono bambini, il 20% donne, il 50% donne in gravidanza, e il 3% uomini. La sua incidenza negli atleti è pure elevata.

Il ferro eme costituisce solo il 40% del ferro delle carni, mentre il ferro non-eme costituisce il 60% del ferro contenuto nelle carni e la quasi totalità del ferro contenuto nei vegetali. A differenza del ferro eme, più facilmente assorbito, il ferro in forma non-eme è molto più sensibile sia alle sostanze e alle pratiche che inibiscono (fitati; calcio; tè; alcune tisane; caffè; cacao; alcune spezie; fibre; calcio da latte e derivati) che a quelle che facilitano (vitamina C ed altri acidi organici presenti nella frutta e nella verdura; lievitazione, germogliazione e fermentazione; ammollo precottura) l'assorbimento del ferro a partire dal cibo.

Quindi, una spremuta d'arancio, o un limone spremuto nell'acqua durante i pasti, aumenta molto l'assimilabilita' del ferro dai vegetali, e non c'è davvero alcun problema ad assumere tutto il ferro necessario. Attenzione: l'accorgimento di associare cibi ricchi di vitamina C ai cibi ricchi in ferro va applicato solo nei casi in cui vi sia una reale necessità, altrimenti si assume troppo ferro, e questo è dannoso per l'organismo.

Il ferro si trova abbondantemente in legumi e cereali.
 

Le vitamine


Le vitamine sono dei nutrienti che non apportano energia ma sono indispensabili per il funzionamento dell'organismo, in quanto entrano in numerosi processi metabolici. Tutte le vitamine inoltre, ad eccezione della vitamina D, devono essere assunte dal cibo, non essendo il nostro organismo in grado di produrle autonomamente a partire da altre sostanze. Le vitamine sono infatti, salvo eccezioni, sintetizzate solo dai microrganismi e dalle piante, e pertanto anche le vitamine che si ottengono dall'assunzione dei cibi animali sono state ottenute dall'animale stesso a partire da queste fonti primarie.


La vitamina B12 viene prodotta dai microrganismi che “inquinano” i cibi vegetali; essa viene assorbita dall'intestino e viene utilizzata dall'animale per le funzioni vitali, mentre quella in eccesso viene depositata nei tessuti (muscolo, fegato). I cibi vegetali non contengono quindi vitamina B12 se non come frutto di inquinamento, mentre i cibi animali contengono la vitamina B12 di deposito.

I nostri progenitori assumevano la B12 direttamente dai vegetali di cui si nutrivano, sui quali era presenta la B12 sintetizzata dai batteri del terreno; noi, che la eliminiamo dai vegetali a causa delle procedure igieniche.

I cibi vegetali sono ottime fonti di tutte le vitamine, esclusa la B12* e la D (quest'ultima, pero', non si assume dai cibi, è sufficiente l'esposizione alla luce solare). (...)


*Approfondimento sulla Vitamina B12: Gli ultimissimi studi condotti da centinaia di medici e ricercatori trasparenti americani, europei e cinesi, diretti da Colin Campbell nel The China Study, confermano quanto già si sapeva da decenni. La B12 è importante al pari di tutte le altre vitamine, Si trova sempre e comunque in compagnia sinergica e proporzionata nei raggruppamenti di vitamine del gruppo B, ed in particolare con la B6 e la B9. La sua presenza è sempre impercettibile ed imponderabile come è giusto che sia, tanto nell'uomo che nei carburanti dell'uomo che sono le piante vive e non cotte. Quindi c'è B12 in tutto il fogliame, in tutte le radici, in tutti i frutti, ma sempre a livelli vedo-non-ti-vedo. Più enzima impalpabile che vitamina dotata di peso molecolare.

Fonte Approfondimento :


Le sostanze fitochimiche


Le sostanze fitochimiche sono dei composti chimici naturalmente presenti nelle piante, alle quali conferiscono colore, sapore, profumo e struttura, che sono state sviluppate nel corso di millenni di evoluzione, per difesa dall'effetto dei radicali liberi, dall'attacco di virus, batteri e funghi e dai danni a componenti della cellula, soprattutto il DNA.

Esse non hanno funzioni nutritive, ma sono egualmente importanti in quanto responsabili di molteplici effetti benefici sulla salute: sono infatti in grado di potenziare la sintesi e l'attività di enzimi coinvolti nell'inattivazione di carcinogeni, la soppressione della crescita di cellule tumorali maligne e di interferire con i processi alla base delle malattie legate all'aterosclerosi.

I cibi ricchi di sostanze fitochimiche sono i cereali, i legumi, la verdura, la frutta e le spezie.


Le fibre


Le fibre sono degli zuccheri che costituiscono le pareti cellulari delle piante, e quindi è ovvio che possano essere contenute esclusivamente negli alimenti di origine vegetale.

L'uomo (diversamente dagli erbivori nel cui intestino albergano numerosissimi batteri) non è in grado di digerire le fibre, perché non possiede gli enzimi né quantità sufficienti di batteri in grado di frantumarle nello zucchero semplice che le compone, e quindi di assorbirle. Pertanto le fibre di fatto non apportano nutrienti e calorie all'organismo, ma nonostante questo la loro funzione è importantissima: esse infatti, quando si trovano all'interno dell'intestino, assorbono fluidi e altre sostanze, con conseguenti vantaggi per la salute.

Inoltre, le fibre sono in grado di mantenere florida e vitale la flora intestinale, che oltre a mantenere sano l'ambiente dell'intestino è importante per un buon funzionamento del sistema immunitario.

Per approfondimenti potete vistare il sito http://www.vegpyramid.info/